L’obesità

L’obesità è una forma particolarmente grave di sovrappeso, un accumulo eccessivo di grasso corporeo. La quantità di grasso corporeo può essere stimata in diversi modi, molto precisi: la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) o la Risonanza Magnetica. Il metodo più comunemente utilizzato è il cosiddetto calcolo del BMI (dall’inglese “Body Mass Index” o “Indice di Massa Corporea”). Calcolare il BMI è semplice, basta applicare la seguente formula:  

 

BMI =
Peso (in Kg)

Altezza * Altezza (in m)

Così, ad esempio, una persona alta 1 metro e 70 centimetri del peso di 65 Kg avrà un BMI pari a: 

BMI =
65
=
65
= 22,49



1,70 * 1,70
2,89

 

Sono considerati sovrappeso i soggetti con BMI pari o superiore a 25, mentre sono definiti obesi i soggetti sovrappeso con BMI pari o superiore a 30. Tuttavia il BMI non è un parametro preciso ed è indispensabile completare la visita con un’analisi bioimpedenziometrica.

L’obesità è leggermente più frequente tra gli uomini (11%) piuttosto che tra le donne (9%) e nel Mezzogiorno (11%) dove, peraltro, i soggetti in sovrappeso sono più del 38%. Obesità e sovrappeso sono un problema grave anche tra i bambini. Nel nostro Paese oltre il 25% dei bambini tra i 6-17 anni sono in sovrappeso, soprattutto nel Mezzogiorno (34%) e più tra i maschi (29%) che tra le femmine (23%).

Ogni anno nel mondo 2,8 milioni di persone muoiono per le conseguenze dell’eccesso ponderale, che rappresenta, pertanto, una delle questioni più problematiche in Salute Pubblica. Le ripercussioni dell’obesità sulla salute, sono sia dirette che indirette: è, infatti, una condizione associata ad una lunga serie di gravi malattie.

Le principali cause di obesità (e di sovrappeso) sono: la scarsa attività fisica (detta anche sedentarietà) e un’alimentazione sbilanciata. I soggetti obesi sono a maggior rischio di malattie del cuore (come l’infarto e la malattia coronarica), di ictus e di diabete; in generale tendono a soffrire di artrosi, di disturbi del sonno e sono persino a più alto rischio di sviluppare numerosi tumori.

Il mio metodo Pnei di cura è completo, avanzato e risolutivo. Infatti oltre alla dieta Pnei e alla terapia individualizzata  uso agopuntura e coaching mentale per eliminare l’appetito e la carbossiterapia per disintossicare e smaltire il grasso.

Per risultati terapeutici ottimali è bene:

– Effettuare la terapia per almeno 3 mesi.

– Evitare Dr Google! Le informazioni sono spesso contrastanti, imprecise e generano  confusione nella mente dei pazienti. La tendenza a “cercare in rete” può generare preoccupazioni inutili, false certezze, pericolose autodiagnosi e ancora più temibili autoterapie.

– Comprendere che ciascuno di noi è l’artefice principale della sua salute e della guarigione.  

L’anoressia

Il termine anoressia si riferisce a situazioni di restrizione alimentare volontaria che portano a mantenere cronicamente il peso corporeo a valori di oltre il 15% inferiori rispetto a quelli ritenuti normali per una persona di una determinata età e di una data altezza. Nonostante il dimagrimento, anche considerevole, chi soffre di anoressia è costantemente preoccupato per il proprio peso e aspetto corporeo e non riesce ad accettare di ingrassare anche di pochi chili. Se non diagnosticata e curata per tempo, la malattia può portare a stati di malnutrizione così estremi da risultare pericolosi per la vita e da richiedere il ricovero ospedaliero con alimentazione forzata.

Nella maggioranza dei casi l’anoressia insorge nell’adolescenza, ma il disturbo può presentarsi anche più precocemente (già nell’infanzia) oppure dopo i 40 anni. A esserne interessate sono soprattutto ragazze e giovani donne, ma negli ultimi anni, la diffusione della malattia è in aumento anche tra i ragazzi (rapporto maschi : femmine = 1 : 10). Molti pazienti affetti da anoressia sono intelligenti, ordinati, precisi al limite del perfezionismo, tendenzialmente compulsivi e con il bisogno di avere sempre il pieno controllo su se stessi e su ciò che li circonda; chiedono molto a loro stessi, ponendosi modelli di carriera e di successo molto elevati; sono spesso insoddisfatti delle proprie prestazioni e, in genere, presentano una bassa autostima. 

La gravità dell’anoressia può variare molto da persona a persona e nei diversi momenti della vita, risultando lieve in alcuni pazienti ed estremamente severa in altri. Dopo la prima remissione, sono sempre possibili ricadute più o meno durature, soprattutto in corrispondenza di periodi particolarmente critici o stressanti sul piano personale, familiare o professionale. La probabilità di ottenere una guarigione definitiva, oltre che alla gravità del quadro psicologico e clinico iniziali, è legata alla precocità e all’adeguatezza degli interventi terapeutici.

cura dei disturbi dell’anoressia: sintomi e diagnosi

Riconoscere precocemente e prevenire l’instaurarsi di un’anoressia conclamata può non essere semplice per i genitori, anche se alcuni segnali tipici possono aiutare a intervenire prima che il peso corporeo sia drasticamente ridotto.
I primi campanelli d’allarme comprendono lo sviluppo di una preoccupazione francamente eccessiva per il peso corporeo (anche in soggetti già magri o in modestissimo sovrappeso) e la conseguente limitazione dell’assunzione di cibo per cercare di dimagrire “soltanto di qualche chilo”. La preoccupazione e l’ansia riguardo al peso e alla dieta da seguire per tenerlo sotto controllo aumentano progressivamente, anche se di fatto i chili persi sono ormai molti e si è vicini al deperimento. Il rifiuto di ascoltare le raccomandazioni e i consigli di genitori e amici riguardo alla necessità di nutrirsi in modo adeguato e la negazione del disturbo sono due fenomeni tipici della fase iniziale della malattia.

Altre alterazioni caratteristiche sul piano fisico e metabolico comprendono: la scomparsa delle mestruazioni (amenorrea), l’aumento della peluria (lanugine diffusa), la riduzione del desiderio sessuale, l’intolleranza al freddo, la comparsa di gonfiori, la pressione bassa e la diminuzione dell’attività della tiroide. Nei casi gravi di anoressia praticamente ogni organo e apparato soffre a causa degli squilibri imposti dalla denutrizione, ma l’aspetto più preoccupante riguarda l’alterazione del bilancio idroelettrolitico: in particolare, sul fronte della disidratazione e della diminuzione dei livelli di potassio, che può determinare irregolarità del ritmo cardiaco potenzialmente letali (morte improvvisa per aritmie ventricolari). 

Un aspetto importante da sottolineare è che l’anoressia non comporta una reale perdita dell’appetito. Al contrario, i pazienti continuano a percepire lo stimolo della fame e sono ossessionati dal pensiero del cibo. Rimuginano a lungo su alimenti ammessi e proibiti, diete e calorie; accumulano, nascondono e gettano il cibo nella spazzatura; collezionano ricette; preparano pasti elaborati e abbondanti per altre persone, senza assaggiare nulla, soprattutto in presenza di altri. In genere, mentono sui propri comportamenti legati al cibo. Circa la metà delle persone che soffrono di anoressia sperimenta abbuffate periodiche, seguite dall’eliminazione del cibo ingerito con il vomito autoindotto, dall’uso di lassativi e diuretici o dalla pratica di un’attività fisica molto intensa per smaltire le calorie introdotte.

Il deperimento fisico, unito alla ridotta qualità di vita e alle difficoltà relazionali, può favorire lo sviluppo di stati depressivi clinicamente rilevanti, irritabilità, insonnia e ritiro sociale. Nelle forme di anoressia caratterizzate da abbuffate e condotte di eliminazione può essere presente una maggior tendenza all’abuso di alcol e sostanze.

 

Maria Corgna

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