Nodulo tiroideo: quando bisogna asportarlo

Per procedere a una corretta diagnosi di benignità o malignità del nodulo, occorre innanzitutto eseguire alcuni esami specifici: una ecografia della ghiandola che consente di definire le dimensioni della lesione e la sua struttura e il dosaggio, tramite un prelievo del sangue, degli ormoni TSH, FT3, FT4 essenziali per stabilire il funzionamento della tiroide, oltre ad alcuni marcatori come tireoglobulina e calcitonina e  specifici dosaggi ormonali in funzione del sesso e dell’età del paziente.

Solo in caso di dubbi sulla natura del nodulo si dovrà procedere ad un agoaspirato sotto guida ecografica, un esame ambulatoriale normalmente indolore e privo di complicanze, che permette, pungendo il nodulo, di aspirare alcune cellule della lesione, esaminarle e valutarne con accuratezza le caratteristiche.

Se tutti gli esami indicano che il nodulo è benigno e le sue dimensioni non provocano disturbi meccanici alla deglutizione o non creano una sensazione né di nodo alla gola né di leggero soffocamento, non vi è indicazione all’asportazione ma solo a controlli sia ormonali sia ecografici più ravvicinati.

Si procederà in questa direzione, invece, se il nodulo supera i tre centimetri di diametro o se, pur mantenendosi sotto queste dimensioni, la sua posizione infelice o una eventuale crescita nella parte inferiore della ghiandola (che si estenderà dunque dietro lo sterno) provoca fastidi di respirazione e deglutizione o di oppressione alla base del collo.

Non vi sono dubbi sulla rimozione del nodulo quando la natura di esso si rivela maligna.

 La terapia endocrinologica Pnei, individualizzata e incentrata ove possibile su Medicine Naturali e prive di effetti collaterali,  porta ad interessanti riduzioni della dimensione dei noduli benigni  e stabilizza la funzionalità della tiroide.