Tiroidite e attività sportiva

 

Come è noto, l’esercizio fisico è un fattore che regola l’assunzione e il consumo di energia; praticare sport, infatti, influenza la nostra capacità di metabolizzare macronutrienti come glucosio, lipidi e proteine. Per questi motivi, un esercizio fisico intenso e/o di lunga durata cambia inevitabilmente anche la risposta del nostro sistema endocrino alle modifiche metaboliche.

In particolare, l’attività sportiva promuove la produzione delle cosiddette reactive oxigen species (ROS): si tratta di prodotti del metabolismo muscolare dell’ossigeno.

Poiché sia l’ipertiroidismo che l’ipotiroidismo aumentano la produzione di ROS muscolare,  una delle conseguenze patologiche potrebbe essere uno stato infiammatorio locale a carico del muscolo stesso, oppure del tendine.

Non solo: in soggetti giovani (in particolare in età infantile o adolescenziale) è stata frequentemente evidenziata una fase di ipotiroidismo che, se associata ad un’attività fisica non regolata da adeguato supporto medico, può amplificare i problemi di maturazione gonadica durante la pubertà e portare, per esempio nelle ragazze, a un blocco funzionale del sistema ipotalamo-ipofisi-ovarico.

 

DISFUNZIONI TIROIDEE NEGLI SPORTIVI: I SINTOMI

Gli ormoni tiroidei hanno un impatto diretto sul nostro metabolismo; le loro oscillazioni si adattano cioè allo sforzo prodotto dal nostro fisico e possono condizionare negativamente anche la performance sportiva. Questo avviene perché il metabolismo tiroideo viene messo sotto pressione dallo sport. Se la tiroide non è in perfetta forma, inizialmente essa tenderà ad adattarsi allo sforzo, aumentando la produzione di ormoni attivi; solo in seguito la diminuirà progressivamente (talvolta oltre i livelli minimi fisiologici) per consentire all’organismo di bilanciarsi.

In condizioni di ipotiroidismo, un soggetto sportivo potrebbe essere interessato da sintomi quali:

  • un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti
  • una compromissione della vascolarizzazione muscolare
  • scarsa resistenza fisica
  • difficoltà nel recupero post-traumatico
  • intensa sudorazione anche a riposo

Rispetto all’ipertiroidismo, invece, i campanelli d’allarme sono quelli cui accennavamo poco sopra (iperdinamicità, aumento del battito cardiaco, resistenza ridotta, tachicardie, aritmie) con in più l’”ansia dell’agonista”, derivante dalla difficoltà nel raggiungere lo stato di performance desiderato.

 

In via preliminare, diciamo che non esistono indicazioni specifiche se non quella di consultare il medico qualora sia evidente uno stato di malessere ed una incapacità di adattamento adeguato alla pratica sportiva. E questo vale non solo in itinere: anche e soprattutto nella fase iniziale: qualunque sportivo è tenuto a verificare, con opportuni esami ematici, la funzione tiroidea, soprattutto se esiste una familiarità positiva.

La terapia endocrinologica Pnei, individualizzata e ove possibile a base di farmaci naturali e privi di effetti collaterali, contribuisce in modo rapido ed efficace alla risoluzione/ stabilizzazione della funzionalità tiroidea.

È bastato questo a far riprendere vigore alle terapie anti-obesità a base di ormoni della tiroide, prescritti quasi di routine a chiunque avesse un indice di massa corporea elevato. Peccato che la verità fosse tutta un’altra: gli studi hanno infatti dimostrato che l’ipotiroidismo lieve degli obesi può essere  una conseguenza e non la causa dell’obesità. «È l’eccesso di peso ad alterare i sistemi di regolazione della tiroide e non viceversa: dimagrendo infatti il profilo tiroideo torna normale, e ciò non accadrebbe se l’obesità fosse provocata da scompensi della ghiandola

« Ciò non toglie che esistano obesi realmente ipotiroidei. Chi è obeso ha il metabolismo basale più basso degli altri? «Ci può essere un rallentamento: alcuni grandi obesi hanno certamente geni che li portano a “risparmiare” più energia e partono quindi svantaggiati, ma non è certo solo per questo che si accumulano troppi chili.  La regolazione del peso corporeo dipende da un ampio numero di fattori: dall’assorbimento dei nutrienti, all’appetito; dalla qualità dell’alimentazione, all’attività fisica. Dare la colpa solo alla tiroide o al metabolismo, perciò, non è corretto. Non a caso le terapie farmacologiche dell’obesità usate finora non hanno dato i risultati sperati: non esiste un “bottone” unico da premere per mantenere, o ritrovare il peso forma.

La terapia endocrinologica Pnei, individualizzata e ove possibile a base di medicine naturali e prive di effetti collaterali, consente un rapido riequilibrio della funzione tiroidea ed è una terapia straordinariamente valida e risolutiva dell’obesità.